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Published on December 2016 | Categories: Documents | Downloads: 64 | Comments: 0 | Views: 380
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Mariana Ruiz Guerrero Storia Letteraria III

Il locus amenus nell¶ Orlando Furioso

Questo testo di Ariosto è stato pubblicato fra il 1504 e il 1506 e poco tempo dopo, Ariosto si mise a fare delle correzioni nel testo, cambiamenti nel linguaggio, aggiunte e modificazioni di metrica; questa seconda edizione è stata pubblicata a Ferrara nel 1521, ma Ariosto non è rimasto soddisfatto neanche con questa seconda edizione, allora si mise un'altra volta a fare quelle correzioni linguistiche che aveva fatto già prima ma seguendo le regole che Pietro Bembo aveva stabilito poco tempo prima con le sue Prose Della Vulgar Lingua, dove si mette al linguaggio petrarchista come quello ottimo per scrivere. Anche in questa nuova edizione, Ariosto scrisse dei nuovi episodi, alcuni di questi sono stati aggiunti nella nuova edizione del Furioso nel 1532, questa nuova edizione fu stata controllata dallo stesso Ariosto ed ha una variazioni nel numero dei canti, quaranta che erano nella prima edizione a quarantasei che sono stati rimasti in quella terza edizione. Alla fine, l'Orlando Furioso rimane come un poema cavalleresco di 38 736 versi in 46 canti. È una parte d'un poema cavalleresco, il testo completo è stato ispirato dal testo di Boiardo: L'Orlando Innamorato. Quello che ha fatto Ludovico Ariosto è prendere i personaggi e le situazione ed scriverne in un altra maniera, a forma di continuazione del libro di Boiardo, fino ad arrivare al punto in cui Orlando non è soltanto un innamorato, è addirittura un pazzo d'amore (usando il significato latino che si da al aggettivo furioso) Il testo si rivolge a Ippolito e la sua Ercolea prole (I,3, v.1) i signori di Ariosto. Questa dedica è come di solito si facevano ma, dentro questa dedica, nelle prime quattro stanze dal Furioso, Ariosto ci da una vera introduzione su cui parlerà Ariosto in tutta la opera. Però anche nelle strofe iniziali del ultimo canto (XLVI,1, vv. 1-9) si trova una dedica peculiare perché fa un'elenco degli intellettuali, dame, signori e cortigiani di tutta Italia cioè il pubblico al cui è davvero rivolto il testo. Il modello in questo testo è chiaro: L'Orlando Innamorato di Boiardo. Le fonti di questi due poemi cavallereschi sono il ciclo carolingio e il ciclo arturico ma anche la guerra fra i saraceni e i cristiani

serve come un fonte della storia. Questo significa che il testo serviva per divertimento della corte e degli intellettuali. Quella scena che ho scelto si trova del canto primo fra la stanza 33 e la 38. In questa prima scena del Orlando che ho scelto, Ariosto ci racconta da angelica che fugge da Rinaldo e Siracino, le parole che usa Ariosto per introdurre questa scena somiglia molto a la selva smarrita con cui comincia la Commedia (Inf. I vv. 1-3). L'immagine che ci da in questa prima ottava dal episodio è quella del bosco come un luogo sconosciuto in cui è molto facile perdersi ed errare; quest'idea è espressa con delle frasi chiavi: "spaventose e scure" (I,33, v.1), "di qua di là strani vïaggi" (I,33, v.6). Nella seguente ottava, l'immagine si fa ancora più chiara al descrivere Angelica come una capriola spaventata da un ghepardo, il suo tremore è riflesso nel ritmo e nelle enumerazioni che ci sono nei versi uno e quattro. Questa immagine del bosco pericoloso, rimane fino alla prima metà del verso 35, dove ci indica il tempo in cui Angielica erra per il bosco fino ad arrivare ad un locus amenus, con due fiumicelli e l'erba sempre fresca. GIà nella ottava 36, Ariosto ci racconta com'è che Angielica ad arrivare a questo luogo, si sente sicura e lontana da Rinaldo, e per questo si rilassa e lascia il cavallo senza briglia. Nella ottava 37 è dove il locus amenus è descritto con più dettagli: l'erba verde, i fiori e le rose, l'acqua, il sole che penetra fra i rami e la frescura dal posto; la sinestesia è un medio efficientissimo che usa Ariosto per descrivere un una maniera diversa questo posto: i colori, odori e sensazioni sono davvero importanti per tenere l'immagine di tranquillità e sicurezza, anche se questa immagine rimane soltanto per alcuni versi, come si vede in questo episodio perché, poco dopo la seconda metà del verso 38, Angelica sta per addormentarsi sull'erba quando un rumore la sveglia. Qui c'entra l'intreccio narrativo e comincia un'altra scena. L'estruttura della scena è in ottave, sei ottave che si possono dividere un tre parti: - Angelica che fugge, è spaventata ed erra per il bosco per quasi due giorni fino ad arrivare al locus amenus. (33-34; 35 vv.1-2) - La descrizione di questo locus amenus usando la sinestesia come strumento e la sicurezza che sente Angelica in questo posto. (35, vv. 3-8; 36-37; 38 vv.1-4) -La trasgressione del posto sicuro per un cavaliere. L'intreccio narrativo e la comincia d'una storia diversa. (38, vv. 5-8) Le figure retoriche in questo episodio son poche ma efficienti per esprimere le immagini che sono chiave. L'intreccio narrativo che viene dalla ottava 32: "segue Rinaldo, e d'ira si distrugge: / ma sentiamo Angelica che fugge" (32 vv. 7-8) si fa più forte all'introdurre la seguente ottava con la stessa

parola: fugge, facendo una anafora ed anche una specie di enjabement per dare velocità all'intreccio. Questa velocità si esprime in un'altra maniera con l'uso de polisindeton nei versi 4 e 7 dalla ottava 33 e nella ottava 34 nei versi 1 e 4; anche in questa ottava si trova un'altra volta l'enjabement, a posto perché l'immagine da angelica come una capriola che fugge s'intensifica con il ritmo fra i versi 2-4. Per la descrizione del locus amenus, Ariosto utiliza la prosopopea come uno strumento per fare ancora più forte la sinestesia: "Duo chiari rivi, mormorando intorno," (35, v. 5), "de la via stanca e da l'estiva arsura" (36, v. 3). In queste stanze che servono per descrivere in locus amenus, si trovano anche delle parole che servono a dare un'idea di sicurezza propria d'un posto cosí: intorno, tra picciol sassi, sicura e lontana, intorno, chiuso, nascose. Nel Orlando c'è un narratore onnipresente ma con due qualità che sono importanti: - Non segue in filo narrativo cioè, la storia è narrata come un intreccio, propriamente chiamato intreccio ariostesco; questa forma di narrare la storia è veramente impressionante, come se fosse un film dove ci sono diverse storie che formano una storia più complessa. - In mezzo di tutta quella fantasia che è propria d'un poema cavalleresco, Ariosto come narratore usa uno strumento peculiare: l'ironia ariosteca. Questa ironia tratta di riportare al lettore nella realtà, è una maniera in cui si tratta di parlare dai personaggi in una maniera un tanto burlesca, pero serve per indicare che questi personaggi sono meramente finzione. Forse la peculiarità del testo rimanga in questi due elementi: l'inteccio ariostesco e l'ironia ariostesca giacché è una maniera dare un nuovo punto di vista del narratore ed anche perché la storia diventa molto più dinamica e provoca più interesse al lettore, deve leggere tutte le storie intrecciate per poter sapere la storia d'un personaggio del principio alla fine.

BIBLIOGRAFIA:

L¶Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Paggine 52-56 e 61-63 dispensa, numerate da te.

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